Bambini, videogiochi e genitori: possibili alleati?

Non sono una appassionata di videogiochi. Anzi, non mi sono neanche mai applicata per capirne il funzionamento. Ho sempre pensato di vivere benissimo senza, e continuo a crederlo.
Tuttavia, alla soglia dei 40 anni, mi sono trovata su un divanetto con una console in mano cercando invano di far sopravvivere il personaggio che mi era toccato in sorte.
Ebbene sì: durante un evento dedicato alle mamme e ai bambini ho fatto una partita alla nintendo switch assieme a Giacomo, scoprendo che con questa console figli e genitori possono divertirsi insieme.

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Per dare un’idea del mio livello di impedimento è sufficiente pensare che persino il ragazzo che faceva accomodare le coppie di sfidanti si è stupito della mia incapacità di coordinazione tra console e schermo. Se questo mio impaccio mi ha reso difficile esaltarmi durante l’esperienza di gioco, è però vero che sono contenta di aver condiviso con Giacomo qualcosa che a lui diverte. Non l’ho mai visto prodigarsi tanto come in questa occasione. Ha tentato – invano – in ogni modo di insegnarmi a giocare.

E mentre prendeva in mano il mio joy-con (la console è dotata di due controller, i joy-con, che si possono staccare per essere condivisi con l’altro giocatore) per salvare le sorti in cui versava il mio personaggio, sembrava non avesse fatto altro nella vita che questo.
 
Nonostante fosse concentratissimo sulla partita, non ha mai smesso di spronarmi, sfoderandomi grandi sorrisi di incoraggiamento.
 
Ce l’ha messa davvero tutta, ma alla fine abbiamo perso la sfida contro gli avversari.Per quanto fossi in difficoltà, per essere la mia prima partita non penso di essere stata un disastro totale… forse anche per i sensori di movimento di cui è dotata la Switch, che mi hanno permesso di approcciare il gioco con maggior naturalezza.
E’ stata comunque una bellissima occasione per stare insieme facendo qualcosa in cui sono stata io a dovermi mettere in “modalità apprendimento” e non viceversa. 
 
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All’incontro mi hanno spiegato che questa console è unica, perché può diventare portatile molto facilmente: basta toglierla dalla base e vivere – con stupore – il momento in cui l’immagine passa in un istante dalla TV allo schermo della console. Chiaramente, al contrario, inserendo la console nella base, l’immagine passa subito allo schermo della TV.

Nintendo Switch permette la sfida tra giocatori navigati e non. La vittoria non è ovviamente garantita, ma allenandosi si possono raggiungere risultati interessanti. Del resto ho sempre ripetuto a mio figlio che non è importante vincere, ma fare del proprio meglio per riuscirci.
E questo insegnamento in qualche modo gli deve essere arrivato, visto che a fine partita mi ha detto: “non preoccuparti mamma, non è stata proprio tutta colpa tua se abbiamo perso. Forse anche io mi sono distratto un attimo. Ci rifaremo, ci siamo soltanto allenati per vincere al prossimo torneo”.
Dopo questa esperienza ho capito che non posso fermare la tecnologia, sempre più irresistibile e attraente, ma posso imparare a usarla come un pretesto relazionale per passare del tempo con mio figlio e stargli vicina mentre lui esplora questa dimensione di gioco.
La situazione nella quale era lui a insegnarmi qualcosa lo ha fatto sentire grande. E io mi sono sentita una mamma migliore perché maggiormente in ascolto delle sue passioni.
E una mamma che, nonostante la sua avversione per i videogiochi, si è messa in gioco. Anzi, a giocare.
 
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