Cesareo o naturale? Parto consapevole prima di tutto

Cesareo o naturale? Parto consapevole prima di tutto

Il mio secondo parto é stato un cesareo forzato.
Mattia era nella posizione giusta, le acque si erano rotte da sole ed erano passati quasi due anni dal mio primo cesareo. C’erano tutte le premesse perché potessi tentare un parto naturale.

Peccato che il mio fidato ginecologo fosse in vacanza e che fosse di turno uno che non aveva alcuna voglia di seguirmi nell’impresa.

Quando gli dissi di voler tentare il parto naturale dopo un cesareo, mi rispose con poche parole ma chiare: “signora, lei ha un cesareo alle spalle quindi l’ossitocina per aiutarla non gliela posso dare, e tanto meno farle l’epidurale fino a che non avrà raggiunto un’importante dilatazione. Sarà un travaglio molto lungo e difficile, ma se lei preferisce comunque tentare il naturale, non mi implori il cesareo quando avrà dolore, perché non glielo farò.”

Il tutto in presenza di una platea di specializzandi che osservavano le mie gambe divaricate sul lettino. 
Raccogliendo quel briciolo di dignità che mi era rimasta gli chiesi con un filo di voce: “scusi, ma quindi mi sta consigliando il cesareo?” e lui, fiero e divertito, rispose lapidario: “ah, ah la scelta deve essere sua, io l’ho solo avvisata”.

Al che decisi di salvarmi da un uomo che in tanti anni di professione non aveva capito niente del suo lavoro: “va bene, mi faccia il cesareo allora.” 

Umiliata, confusa, ferita e arrabbiata varcai la soglia della sala operatoria. Mattia nacque in soli 15 minuti e il ginecologo poté correre a guardarsi la partita dei mondiali, lasciandomi ricucire in malo modo a uno specializzando al suo primo giorno in reparto. 

parto cesareo rischi per il bambino

 

Da questo episodio sono passati 5 anni. Ho deciso di parlarne dopo aver partecipato all’evento #iopartoconsapevole, promosso da Johnson&Johnson Medical SpA con il patrocinio di AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), SYRIO (Società Italiana di Scienze Ostetrico-Ginecologico-Neonatali) e SICHIG (Società Italiana di Chirurgia Ginecologica), al quale hanno preso parte ginecologi e ostetriche. 

Dall’incontro è emerso che i n alcune circostanze (placenta previa, posizione podalica, patologie particolari, due cesarei pregresso etc) il cesareo è una soluzione non solo raccomandata ma necessaria per salvaguardare la salute di mamma e bambino.

Tuttavia, troppo spesso, le donne sono ancora poco consapevoli e scelgono il cesareo senza un reale motivo ma semplicemente spinte dalla paura di non sapere cosa accadrà.

E’ la paura di non essere seguite nel modo giusto, accolte e comprese in un momento bello quanto potenzialmente difficile (se non si ha il giusto supporto). Purtroppo tra queste donne ci sono anche io.

Non tutte, infatti, sanno che ogni volta che si esegue un taglio cesareo aumenta il rischio di anomala placentazione (e rischio di emorragie) per le gravidanze successive. Pertanto sarebbe auspicabile evitare questo tipo di medicalizzazione, laddove non sia strettamente necessario. La percentuale del parto cesareo dovrebbe essere del 15%, ma in Italia siamo al 34%. 

parto naturale

Attorno a questa pratica ci sono molti luoghi comuni da sfatare:

1. Se ho partorito con il cesareo sono una mamma di serie B. In realtà non è importante il “processo”, ma il risultato. 

2. Se ho partorito con il cesareo non potrò allattare mio figlio a causa dell’anestesia. In realtà non si fa più come una volta l’anestesia totale, bensì la spinale, che non interferisce con l’allattamento. Io, ad esempio, non ho avuto difficoltà ad allattare in nessuno dei tre cesarei, anche se la montata lattea è arrivata quasi sempre un po’ tardi (in quinta giornata). 

3. I tempi di recupero di un cesareo sono molto pesanti, si rischiano infezioni alla ferita. In realtà non ci sono effettivi rischi perché è sufficiente eseguire le normali pratiche di sepsi. Inoltre, sempre più spesso, si utilizzano suture antibatteriche che aiutano anche i tessuti a rimarginarsi in modo ottimale, senza lasciare cicatrici poco estetiche.

La ripresa da un cesareo è soggettiva. Ci sono donne che in due giorni sono in piedi, altre che –  come me –  dopo 10 giorni si sentono ancora come se le avesse investite un tir.

4. La ferita del cesareo rende più difficoltoso l’attacco del bambino. Basta trovare una ostetrica brava che sappia consigliarci posizioni alternative a quella sdraiata sul fianco che, a causa dei punti della ferita, non è tra le più comode. Per fortuna ci sono molte altre posizioni per allattare in modo naturale.

Se quindi siete obbligate a sottoporvi a un taglio cesareo, non preoccupatevi.

Purtroppo c’è ancora poca informazione non solo su cosa aspettarsi, ma anche sui servizi che Regione Lombardia ha attivato per dare supporto gratuito nel delicato momento del post parto.

Ad esempio un servizio poco conosciuto è la dimissione precoce e protetta che permette una assistenza ostetrica gratuita a domicilio. Il territorio di Brescia è molto attento a questo aspetto.  Solo il 40% delle donne usufruisce dei servizi territoriali, dei corsi preparto e degli incontri post partum che sono invece consigliabili perhé finalizzati non solo a dare informazioni scientifiche, ma anche un adeguato supporto psicologico in un momento in cui noi mamme siamo potenzialmente molto vulnerabili. 

A prescindere dal tipo di parto che affronterete, ciò che più conta è la consapevolezza e l’informazione perché solo in questo modo è possibile demolire paure infondate, che potrebbero pregiudicare e rovinare quello che dovrebbe invece essere uno dei momenti più belli della nostra vita.

 

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